Ottantauri




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Isola di Man, Tourist Trophy 2000
“Paura dell Isola di Man, io?
Ormai ho 84 anni e alla mia età la logica dice che rischio la vita ogni giorno,
pure nel tinello, mentre sono in pantofole e vestaglia.
Quando una volta l’anno faccio un giro del Mountain a tutto gas
con una moto da GranPremio, credimi,
rischio solo di vivere”
Arthur Wheeler, giugno 2000


Isola di Man, Tourist Trophy 1953
“Se entrando in curva non hai la sensazione di cadere,
vuol dire che stai andando piano”
Ray Amm, 1953

OMOBONO TENNI.

OMOBONO TENNI.
OMOBONO TENNI
Il primo Pilota non Inglese
a vincere, in sella a una moto italiana, nel 1937, il Tourist Trophy.
Grande personaggio,
era il Simoncelli dell'epoca


Ottantauri Motors
Certaldo
(I Genitori)
la leggenda continua.....
Li riconoscete?!?
C'è Turbino, il Caporale, lo Strutto, Gamba, il Faella, il Lungo, Gigi il corriere, Sigfrido Nannucci il Pittore...
Se ne conoscete ancora siete pregati di comunicarlo al Presidente



25 Aprile 1956 Sulle Mura di Lucca.

Lo Strutto con il Morini e il Caporale con il Gilera.


Ottantauri in visita allo stabilimento Morini a Bologna.

Marcello su Ducati alla Certaldo Gambassi

Marcello su Ducati alla Certaldo Gambassi
MARCELLO PERUZZI
da Castelfiorentino
Prima Pilota, poi Concessionario
ora Collezionista.
Un pezzo di storia Ducati
vivente.
Protagonista nelle gare in salita degli anni 70.

Marcello su Ducati alla partenza di Figline.

Marcello su Ducati alla partenza di Figline.


MARIO CAMPETTI
da Sanpierino
FUCECCHIO. Una storia poco conosciuta, soprattutto per i più giovani, che fa capire quanto uomini "comuni" possano far parte della grande cornice della storia, quella con la esse maiuscola. E, in questo caso, della storia del motociclismo mondiale: a raccontarla è il figlio Richard, che ripercorre emozionato le avventure del padre Mario Campetti, sanpierinese scomparso nel 2005, che ebbe la fortuna - ed il merito - di diventare il meccanico di Kenny Roberts senior, quando quest'ultimo era ancora un giovane talentuoso che faceva sfracelli nel campionato americano di categoria, prima che diventasse uno dei più famosi centauri della storia.
Una storia che parla d'immigrazione, dalle campagne sanpierinesi alla città di San Francisco, dove Campetti si trasferì negli anni Sessanta in cerca di fortuna insieme alla moglie, finendo in un'officina Yamaha della metropoli californiana. Poi, un giorno, dopo essersi trasferito in un'altra officina, ecco l'incontro fatale: « Arrivò da papà un tale di nome Jim Doyle - racconta il figlio Richard - un pilota della Pan Am con la passione per le moto, insieme a questo ragazzino precoce dal talento smisurato: il giovane Roberts. Kenny corse nel campionato Short Track, con le moto preparate da mio padre. Quell'anno Roberts vinse tutte le gare con la sua kawasaki».
Per tre anni Campetti seguì Doyle, il manager di Roberts, fin quando quest'ultimo non decise di passare al campionato americano professionisti. A quel punto, agli inizi degli anni Settanta, Campetti decise di tornare in Italia e crearsi una sicurezza in patria, perchè non voleva esporre la propria famiglia allo stress dei continui spostamenti che il rapporto di lavoro - e non solo - con Roberts avrebbe comportato. Da quel punto, poi, parla la storia: Kenny Roberts arriva in Europa nel 1974 con la Yamaha, vincendo tre titoli consecutivi in 500 nel 1978,1979 e 1980. Rivoluzionò il motomondiale, con quel suo modo di appoggiare il ginocchio a terra in piega che replicava migliorandolo lo stile dello scomparso Jarno Saarinen (morto nel tragico incidente con Renato Pasolini nel 1973 a Monza).
Fu soprannominato il “marziano” per la supremazia con cui colse le sue vittorie in campionato, una sorta di Valentino Rossi dell'epoca. Fin qui la storia che tutti conoscono.
C'è, però, un libro segreto e gustoso, che il figlio Richard torna a sfogliare: « Ho conosciuto tantissimi piloti grazie a papà, compreso lo sfortunato Wayne Rainey. E poi mio padre ha dato una parte di se stesso alle moto: nel 1965 perse l'udito da un orecchio perchè un meccanico di Mike Hailwood (il quarto pilota più vincente della storia dopo Agostini ,Rossi e Nieto) fece rombare la sua sei cilindri troppo vicino al timpano di papà. E pochissimi sanno che Randy Mamola, quando era 16enne, passò una serata a giocare a biliardino al circolo in piazza della Chiesa a San Pierino.
Era un mondo diverso, i piloti erano più “alla buona” rispetto ad oggi e riuscivi a conoscerli». Campetti tornò in Italia nel 1970, aprendo la sua attività nel 1979 e portandola avanti fino alla fine, quando nel 2005 morì per un malore. Il figlio lo ha affiancato negli anni, chiudendo il punto vendita Kawasaki un anno e mezzo fa. Al figlio, a distanza di anni, oltre ai tantissimi ricordi rimane quella fantastica foto in bianco e nero (sopra) in cui il padre Mario istruisce il giovane Roberts mentre Richard, sdraiato sul tetto del furgone , con tutta l'innocenza di un bambino che non sa che in quel momento si sta iniziando a scrivere un pezzo di storia dello sport, alla quale anche un sanpierinese ha preso parte accompagnando nei suoi primi passi un mito dello sport qual era e qual è tutt'ora "Il marziano" Kenny Roberts, il primo fenomeno dell'ondata americana che rivoluzionò il motociclismo.
Da allora il motomondiale non è stato più lo stesso.
AUGUSTO

Augusto su Laverda a Castellina.

Augusto su Laverda a Castellina.
BRETTONI
da Barberino
LAVERDA SFC
Nel 1969, allo scopo di mostrare la validità del modello "SF", riprese vita il reparto corse Laverda, per approntare alcuni esemplari da impiegare nelle competizioni di endurance per derivate di serie.
Le prime gare videro l'impiego di modelli "SF" pressoché di serie, con risultati incoraggianti, condotti da tester della Laverda, in particolare da Augusto Brettoni e persino di Massimo Laverda, sotto gli pseudonimi di "Lover Otis" e "C. Islero", adottati allo scopo di aggirare il divieto imposto ai piloti tesserati dalla FMI alla partecipazione in gare non organizzate dalla federazione stessa.
Nel 1970, viste le numerose richieste che pervenivano dalla clientela sportiva e considerata la notevole pubblicità derivante da tali competizioni, la Laverda decise di dare corpo al "progetto SFC" (acronimo di Super Freni Competizione), derivato dal modello "SF".
GEOFF DUKE
In Pursuit of Perfection